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Diciamocelo, onestamente. Ma quanto è faticoso quando le cose non vanno come dovrebbero andare? E soprattutto, quanto è forte l’impulso di esplodere, arrabbiarsi, spaccare, accusare, lamentarsi quando all’improvviso sorge un imprevisto?
Recentemente, per le vacanze di Natale 2024, sono tornata a viaggiare dall’altra parte del mondo. Chi mi conosce sa che mio marito è della Nuova Zelanda e, prima dell’evento del Covid, ogni anno per Natale raggiungevo il marito in Australia (dove va a lavorare per 4 mesi l’anno) e insieme andavamo a trascorrere il Natale con la nostra famiglia neozelandese. Così, per lo scorso Natale, dopo 4 anni di assenza di viaggi antipodici, mi armo di valigie e pazienza e mi rimetto in viaggio. (Ci vogliono quasi due giorni di viaggio per raggiungere Brisbane da Roma)
Gli imprevisti sono stati davvero tanti. La macchina in affitto con la batteria scarica dopo due giorni, voli in ritardo al rientro dalla Nuova Zelanda, AirB&B cancellati senza preavviso, AirB&B affittati con i servizi richiesti non presenti, WiFi non funzionanti, portoni di casa che non si chiudono a chiave, tenda per campeggio rubata dal corriere, quasi mancato il volo di rientro in Australia dalla Nuova Zelanda, io che perdo il costume… e tanti altri piccoli e grandi imprevisti che mi hanno portato spesso a dire tra me e me “ma chi me l’ha fatto fare!! Stavo così bene a casa con i miei gattoni!”
Eppure, gli imprevisti, le frustrazioni, le arrabbiature, mi hanno portato in spazi di riflessione interessanti e inattesi che mi hanno aperto ad una nuova visione. Ve li condivido in questo breve blog.
Uscire dalla comfort zone
Uscire dal proprio ambiente, dalla propria routine quotidiana e dal proprio senso di sicurezza conosciuto (la propria casa, l’ambiente lavorativo, i propri affetti su cui fare riferimento) può attivare un senso di ansia intensa, se non anche una paura irrazionale che, in un primo momento, può sembrare ingestibile. Si può diventare diffidenti, agitati, arrabbiati oppure si può attivare un senso di allerta di non fare in tempo, possiamo diventare irrazionali e avere la sensazione di aver perso qualcosa o aver lasciato qualcosa di importante a casa. A livello fisico si può avere tachicardia, agitazione, insonnia prima della partenza. E’ facile che ci facciamo male, ci feriamo, ci tagliamo, ci blocchiamo (collo, schiena) oppure che ci arrivi un raffreddore improvviso, diarrea o un senso di stanchezza sopraffacente e quasi ci convinciamo che sarebbe meglio non partire e rimanere a casa. Anzi, siamo sicuri che dobbiamo rimanere a casa perché qualcosa di brutto ci capiterà. La mente può prendere il sopravvento e presentarci eventi fantasticati nuovi e pericolosi oppure le memorie di eventi difficili del passato possono riaffiorare tutti insieme. La paura, l’ansia e le preoccupazioni si concentrano nel corpo creando sintomi e rigidità.
Perchè è importante uscire dalla nostra comfort zone.
Quando noi ci mettiamo in gioco e usciamo dalla nostra routine, dal nostro mondo conosciuto sicuro e comodo, attiviamo nel nostro cervello percorsi neuronali nuovi che ci aiutano nel mantenerci giovani e attivi mentalmente. Fare ‘esperienze’ nuove ci migliora, sviluppa la nostra intelligenza (ebbene sì, la nostra intelligenza può essere sviluppata e migliorata) e ci aiuta ad apprendere nuove modalità di gestione delle situazioni nella vita. Incontrare nuove situazioni e doversi adattare o imparare nuovi percorsi nella routine fa bene al nostro cervello, alla nostra modalità di pensiero e alla nostra evoluzione personale. E’ come togliere parti cristallizzate e incastrate nel nostro cervello forzandolo a ragionare e sperimentare nuove strategie e percorsi di vita esperienziale o di sopravvivenza.
Renderci conto di quanto siamo abitudinari e assuefatti a certe nostre modalità di azione e reazione può essere davvero un turning point evolutivo e questo accade solo quando siamo fuori dalla nostra comfort zone, dalla nostra modalità di agire ripetuta e fissata.
Come farlo?
L’aspetto più importante è, come sempre, sapersi osservare e rimanere presenti e vigili a ciò che ci accade nel nostro panorama interiore. Riconoscere le emozioni che si attivano durante il nostro viaggio, rimanere presenti ad esse senza giudicarle, validarle, in presenza, è la condizione primaria necessaria per evitare la sopraffazione delle emozioni e vivere i nuovi movimenti nella vita con una qualità rilassata e curiosa.
– Darci il tempo di sentire cosa ci sta accadendo dentro
– Sentire, riconoscere e nominare ad alta voce le nostre emozioni. Sentire le tensioni del corpo e prenderci il tempo di incontrarle
– Rallentare. Soprattutto quando accade un imprevisto, fermarci, respirare e darsi il tempo di riflettere
– Validare il senso di frustrazione, scomodità e difficoltà che stiamo affrontando, spesso ci dimentichiamo che non siamo Superman o Wonder Woman ma normali esseri umani con le nostre limitazioni
– Condividere il vissuto con l’amico/a di viaggio, il partner, tenere un diario
Errori compiuti, leggerezza d’azione e mancati ragionamenti
Vi ricordate la pubblicità dell’Alpitur? Turista fai da te? No Alpitur? Ahia Ahiai Ahiaiaiii!!
Siamo super tecnologici, sempre connessi e, anche, pecchiamo di grandiosità ogni tanto. Abbiamo imparato a fare tutto da soli, prenotarci aerei, alberghi, B&B, ristoranti eppure prendiamo delle cantonate madornali.
Quando ci rendiamo conto che abbiamo sbagliato una prenotazione, un programma, un dettaglio nell’organizzazione del viaggio gli imprevisti si trasformano in catastrofi e possiamo ritrovarci impelagati in situazioni davvero scomode lasciando largo spazio ai vecchi schemi dolorosi che minano il nostro benessere (rabbia, collasso, impotenza).
La prima reazione è la rabbia. Rabbia contro noi stessi se siamo stati noi ad aver sbagliato qualcosa o rabbia verso chi ci è accanto se ha sbagliato lui/lei qualcosa. In questo passaggio si possono attivare gli schemi conosciuti nella dinamica della coppia: accusa – rabbia calda o esplosiva oppure chiusura – separazione – rabbia fredda. La frustrazione può raggiungere livelli di intensità inaspettata e la perdita di pazienza o lo sfogo rabbioso possono creare tensione e frustrazione tanto da non volere più avere a che fare con l’altro/a. L’imprevisto e la rabbia che ne consegue possono portare addirittura a far mettere in discussione la relazione, a mettere in discussione le capacità dell’altro/a, a chiedersi come sia stato possibile l’accadere della situazione ritrovandosi in difficoltà.
Un’altra reazione possibile, in caso di un proprio errore o svista, è che si possa entrare in un profondo senso di inadeguatezza e paura di commettere altri errori; può affiorare un profondo senso di non essere capace oppure avviarsi un’ importante autocritica negativa altamente disabilitante sia a livello mentale che emozionale.
La nostra energia può facilmente collassare, si può presentare una perdita di interesse alla situazione o assenza di movimento di reazione e soluzione. Può arrivare l’impulso automatico di chiudersi, di isolarsi e di separasi energeticamente dall’altro. Questa modalità può protrarsi per giorni e creare una tensione energetica ed emotiva difficile da vivere. Normalmente questo è il momento in cui la vacanza si trasforma in incubo.
Perchè è importante confrontarci con la nostra fallibilità.
Siamo umani, sbagliamo, commettiamo errori e soprattutto, siamo imperfetti. Possiamo accettare tutto questo? O veramente crediamo di avere sempre tutto sotto controllo? Quanto perfetti ci riteniamo? E quanto perfetti riteniamo i nostri partner o i nostri amici?
La realtà è ben diversa. Commettiamo errori e a volte è doloroso e frustrante. Qui sta la crescita: nel contenere il dolore e la frustrazione. Inoltre, e questo è il punto più importante a mio avviso: possiamo amare l’altro o noi stessi anche quando commettiamo errori?
Come farlo?
Arrabbiarsi è umano. L’importante è non riversare addosso all’altro la nostra rabbia (soprattutto se siamo tipi esplosivi), perché fa male e ferisce l’altro, nonché crea una crepa profonda nella relazione affettiva. Anche creare distanza e rimanere freddi, attuare il mutismo punitivo o il ritiro dalla relazione ferisce l’altro e crea una distanza spesso difficile da recuperare.
Ammettere la propria rabbia, prendersi del tempo per sbollirla (da soli) e poi trovare una modalità di una soluzione condivisa per risolvere l’errore è la sequenza migliore all’interno di una cornice di amore, pazienza e accettazione del nostro essere fallibili.
– Provare a vivere l’errore/l’imprevisto come una sfida nuova della vita
– Affrontare l’imprevisto con curiosità, rilassatezza e anche un pizzico di eccitazione: pensa che noia se andasse sempre tutto liscio
– Molto spesso essere obbligati a cambiare programma porta novità, incontri e possibilità nuove: rimanere aperti a queste alternative
– Severamente vietato darsi dell’idiota, dello stupido, dell’ingenuo. L’autocritica è inutile, ci ferisce e abbassa la nostra autostima. Indirizzarci piuttosto verso un processo di CRITICA COSTRUTTIVA riguardo all’imprevisto: che cosa ho imparato da questo errore che mi sarà utile in futuro? Che cosa non ho considerato che invece era importante?
Bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto?
Ci sono momenti in cui non siamo preparati agli imprevisti. Situazioni emotive particolari, situazioni familiari delicate, stress sul lavoro, disabilità fisiche temporanee o nuove con cui ci stiamo confrontando, malattie nuove o improvvise o croniche che ci spiazzano e affaticano o qualcuno a cui teniamo che non sta bene: tutte queste situazioni possono creare un campo molto particolare nella nostra vita che ci rende più delicati e vulnerabili e un imprevisto può catapultarci in uno spazio di sconforto o disperazione mai sperimentati prima.
Possiamo ritrovarci all’improvviso spiazzati senza avere la minima idea di come gestire l’imprevisto. Possiamo ritrovarci senza capacità di ragionamento, senza direzione o con la sensazione di essere spersi. Possiamo perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Dimenticarci di mangiare, di lavarci e di prenderci cura del nostro corpo o dell’ambiente in cui viviamo. Possiamo ritrovarci a piangere disperati per ore senza fine o annichiliti in un angolo della casa senza capacità di movimento. Alle volte un imprevisto non è altro che una microscopica goccia che fa traboccare un vaso che era al limite da tempo, pieno di oceani burrascosi e mari tempestosi in attesa di tracimare.
Oppure, semplicemente, l’imprevisto è un evento che non abbiamo mai sperimentato prima né mai lontanamente considerato e non sappiamo proprio come fare a gestirlo, mandandoci nel panico o nell’insicurezza più totale.
Perchè è importante andare attraverso una crisi.
Quando raggiungiamo momenti critici della nostra esistenza vuol dire che è arrivato il momento di fermarci un attimo e riflettere sulla modalità in cui abbiamo condotto la nostra vita fino ad ora. Forse non ci siamo rispettati abbastanza nei nostri bisogni fondamentali. Forse non abbiamo considerato l’impatto reale di una situazione che stiamo vivendo. Forse abbiamo minimizzato i nostri sentimenti o invalidato o negato parti di realtà difficili o dolorose da confrontare. Magari non ci siamo concessi il giusto riposo o non abbiamo preso le giuste distanze da alcune persone o situazioni.
Nel caso in cui l’imprevisto sia qualcosa di sconosciuto e preoccupante è totalmente normale spaventarsi. Non essere preparati fa parte della vita. Non sapere in che direzione andare o come gestire la situazione ancora una volta ci rende essere umani di fronte a imprese inattese e difficili.
Come farlo?
In questo caso è importante parlarne con qualcuno che sappiamo possa avere le capacità di aiutarci. Un amico/amica di cui ci fidiamo. Un familiare. Un professionista. Un terapista o un medico. Un parente che sappiamo possa essere dalla nostra parte.
Se abbiamo la tendenza ad isolarci quando siamo in difficoltà, la tendenza a procrastinare una richiesta d’aiuto, se sentiamo che non abbiamo nessuno a cui rivolgerci o non vogliamo contattare nessuno della nostra cerchia, forse vale la pena ricordarci che non siamo più quel bambino/a che non aveva nessuno a cui rivolgersi in passato: adesso, oggi, come adulti, abbiamo tutto il diritto di chiedere aiuto e farci aiutare e abbiamo anche la capacità di discernere su chi possa farlo al meglio.
Se c’è una difficoltà economica che non ci permette di rivolgerci ad un terapista o un professionista, suggerisco di provare a confidarsi con un prete, un reverendo o chiamare un telefono amico (basta fare una breve ricerca online e rimarrete stupiti da quante organizzazioni ci sono pronte a dare supporto nei momenti di crisi attraverso ascolto empatico e supporto), anche il medico di base può darci inaspettato sostegno: lo sguardo di qualcuno che ci possa incontrare nel momento della difficoltà può davvero fare miracoli.
Inserisco qui anche il fare riferimento alle nostre risorse, sia interiori che esteriori, fondamentali nelle situazioni di difficoltà.
– Un imprevisto può portare scompiglio e destabilizzarci profondamente: ricordarsi che, nonostante tutto, anche questo passerà
– Se l’imprevisto ha a che fare con la nostra salute, ampliare il cerchio degli ambiti su cui intervenire: sonno, alimentazione, stress, ritmi di vita, peso corporeo, attività fisica. Ingaggiare più risorse che ci possano sostenere nella guarigione o nel controllo della malattia
– Vivere l’evento scomponendolo in più micro ambiti. Se, per esempio, l’imprevisto è la notizia di una malattia importante, non aggiungiamoci anche l’eventuale pensionamento, la vendita di un immobile, un impegno rimasto in sospeso: diamoci delle priorità e rimandiamo le altre situazioni più avanti nel tempo, così da darci il tempo di digerire la notizia e agire adeguatamente rispetto all’imprevisto più importante. Una cosa alla volta, un passo alla volta, un giorno alla volta è il magico mantra in questi casi.
– Lamentarsi o accusare non porta a niente: indica solo la difficoltà ad accettare la situazione reale che sta accadendo. Orientarsi alla soluzione e alla scelta migliore indica maturità e intelligenza.
– Le crisi sono momenti di passaggio che ci aiutano nel nostro crescere ed evolvere. In psicologia del ciclo della vita vengono chiamati compiti di sviluppo e sono passaggi obbligatori nell’arco della vita in cui l’essere umano è obbligato a confrontarsi. Nella Psicologia Positiva, branca della psicologia nata dagli studi di Selingman sull’impotenza appresa (1975), si fa riferimento all’attitudine di interpretare gli eventi che ci accadono sempre in modo negativo, fino al punto che ci convinciamo di non essere abbastanza capaci di affrontare la maggior parte delle cose che ci accadono nella nostra vita e arrivando perfino a non tentare di affrontarle. Gli imprevisti, le crisi, le situazioni d’emergenza possono essere possibilità di confronto riguardo alle nostre credenze più profonde rispetto alle nostre capacità di gestione della vita, all’idea che abbiamo di noi stessi e della nostra intelligenza, all’attitudine di gestione delle difficoltà basate su eventi traumatici del passato. Per chi ha voglia ed interesse ad una propria crescita personale, la crisi si trasforma magicamente in un bicchiere mezzo pieno di possibilità preziose. Se ti ritrovi spesso ad affrontare gli imprevisti con lamentele, arrabbiandoti, accusando, andando in depressione o compensando con sostanze d’abuso o alcool, adesso sai che ci sono altre possibilità più sane, leggere e divertenti di andare attraverso gli imprevisti della vita.
Con amore,
Marica